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Molto ebber da fare i Francesi prima di poter stabilire le lor trincee su la nuova linea, battuti com’erano dalle batterie di Santa Sabina. Il giorno dopo, infatti, vidi saltare in aria un cassone delle lor munizioni che sconquassò tutti i loro lavori che dovettero ricominciare da capo.

Che cosa sono di temerario i ragazzi nelle guerre!...

Io ho veduto un ragazzo romano con un cappotto sulle spalle, forse perchè si immaginava di ripararsi con questo dalle palle di cannone, attaccato come uno scarabeo ai lavori di tura dei Francesi. Stava lì, chiotto chiotto, ad aspettare le palle di cannone che venivano da Santa Sabina. Dopo averle dissotterrate le rotolava giù perchè la Repubblica Romana, avendone scarsità, le ricomprava.

Appunto per avidità di questo guadagno io ho veduto sulla piazza di San Francesco a Ripa tre individui gettarsi, come cani su un osso, sopra un proiettile appena caduto. Mentre se lo contendevano esso scoppiò mandando a pezzi quei tre poveri diavoli.


Mi venne in quei giorni assicurato che, dopo che furono da noi perdute le breccie delle mura nella notte del 21 giugno, circa duemila popolani si riunissero armati di coltello in Piazza del Popolo, decisi di andare essi a riprendere le posizioni perdute. Si disse i Francesi, certo per gli effetti politici più che per quelli militari, pur questi non insignificanti, aver assai questo temuto; aver i reggitori della Repubblica impedito agli ultimi Romani di compiere un fatto pari agli antichi.

Dopo il 21 caddero non pochi dei nostri eroi. Fra questi Manara. Cadde Aguyar «il moro di Garibaldi», che i trasteverini avean battezzato Andrea. Per questa morte io ho veduto il Generale piangere.

Nella notte avea Aguyar preso al lazo e strangolati tre francesi, e di questi tuttora portava in spalla i tre fucili. Uscendo egli da Santa Maria in Trastevere, ove avea tenuto a battesimo il bambino di una povera trasteverina, spargeva dolci e danari;