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proteggevano. Ci ritirammo fin sotto le mura. E sotto queste dovemmo rimanere tutta la notte, con molto soffrire, bocconi a terra, aspettando l’attacco dei nostri, su la destra, che non veniva mai. Ciò che ci faceva dir, motteggiando sommessamente:

— Quelli, trovatisi in camicia da notte, se ne sono andati a letto!...

L’assalto di fianco non potè aver luogo, poichè i Francesi, avvisati dalle spie di Roma, erano pronti a sostenere l’attacco. Si capisce come fossero tenuti al corrente di ogni cosa da quelli del partito clericale e del liberale conservatore. Nel campo dei Francesi era andato un certo marchese Lepri che aveva un palazzo in via Condotti. Questi nella notte assisteva al tiro delle bombe dentro Roma, facendo festa quando arrivavano al segno, incoraggiando gli artiglieri a metterne un’altra nei mortai dicendo:

— Evvia, un’altra bombina!...

Perciò ad esso rimase il soprannome di Bombino.


Fra quelli che avrebber voluto aprire le porte al nemico, tra Giggi Ciceruacchio che pugnalava Pellegrino Rossi, e Lepri che si divertiva alle bombe tirate contro la Patria, chi fu il peggiore?