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lonnato per prender i cortili che mettono ai giardini, i carabinieri si fermarono.
Allora Nicola Fabrizi, sollevandosi all’altezza degli antichi Dei omerici quando scendevano in terra a partecipare ai combattimenti dei mortali, forte esclamò:
— E sarà vero che i carabinieri romani, pari agli eroi antichi, che si coprirono di gloria a Vicenza, rinculino davanti al nemico che assalta le mura stesse della lor città per rimettere in piedi il più inumano dei governi?
E finito di parlare, Fabrizi abbracciò il colonnello dei carabinieri Calderara. E non si scorse bene se quello fosse un abbraccio od una forte scossa. Ben vidi i carabinieri voltarsi risolutamente ed andar a distendersi al parapetto delle mura di Roma che abbracciano i giardini vaticani. Ma rimanevano sotto i palchi o ballatoi; poichè il fuoco era per parte dei Francesi cominciato coi cacciatori di Vincennes.
In quel momento i nostri stavano mettendo i cannoni in batteria e non avean alcun riparo, servendo da piattaforma una aiuola di fiori che stava al disopra del parapetto.
Vedendo i carabinieri che non si decidevano a montare a combattere, il colonnello De Angelis ed io montammo sull’impalcata. Quindi, sempre per far animo a quelli che non osavan venir su e mostrarsi al nemico, il colonnello De Angelis si espose alle palle, che già fischiavano intorno, dalla cintola in su ed io mi inginocchiai sul parapetto stesso. E ciò non fu invano e lo vedemno subito.
Quasi sempre le battaglie principiano freddamente. Ai primi rari colpi dei tiragliatori c’è un certo battito di cuore, sopratutto in quelli che si trovano e rimangono al fuoco per disciplina. Ma ciò non accade al volontario. Poi i colpi principiano a farsi più fitti, tuona il cannone, allora la vendetta e la poesia infiammano l’animo....
Ecco che i Francesi attraversano in colonna un prato, che si trova sotto le mura, allora i nostri escon tutti dal sicuro ri-