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56 | la fontana di bakcisarai |
V.
l’aiu-dag.
Appoggiato alle rupi d’Aiu-dag, godo di vedere le onde spumanti che s’avanzano, strette in lunghe file, come nere coorti tumultuose, o che, simili a banchi di neve, rifrangono i raggi del sole in mille archi baleni.
Incappano nelle secche arenose, e vi si sperdono; invadono il lido come un esercito di cetacei; occupano la terra in trionfo, e, volte tosto in precipitosa fuga, lasciano dietro a sè conchiglie, perle e coralli.
In cotal guisa, o giovine poeta, la passione spesso attrae sul tuo capo le tempeste; ma subito che impugni la cetra, esse senza offenderti,
Ripiombano nell’oceano dell’oblío, lasciando dietro a sè canti immortali, coi quali i secoli futuri intesseran ghirlanda alle tue tempie.