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PREFAZIONE.


L’argomento del seguente poema riposa sopra una tradizione tuttora viva in Crimea. A poca distanza dal palazzo dei Khan in Bakcisarai, si vede un sepolcro costruito nel gusto saracinesco con una cupola emisferica. Si pretende che questo monumento fosse inalzato da Cherim Ghirei sulle ceneri d’una sua schiava ch’egli amava appassionatamente. La detta schiava era pollacca, e apparteneva alla famiglia dei Potozchi. Un viaggiatore russo, Muravieff Apostol, crede che questa tradizione non abbia nessun fondamento. Il celebre poeta pollacco Mizkiewic, che fu, come Puschin, esiliato in Crimea, e che ha dedicato quattro sonetti alla descrizione di Bakcisarai, propende ad ammettere come vera la tradizione popolare.

Citeremo questi sonetti perchè possono servire di preambolo al poema del Puschin, e perchè crediamo far cosa grata al lettore, offrendogli un’occasione di confrontare i due più insigni poeti slavi di questo secolo, ispirati dallo stesso soggetto.

Il quinto sonetto si riferisce a una montagna di Crimea (l’Aiu-dag) cui Puschin allude nell’ultimo verso del suo poema.