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24 | il conte nulin. |
marito? Non le mancano le faccende. Salare i funghi, pascere le oche, ordinare il pranzo e la cena, sorvegliare la cantina e il granaio. L’occhio della padrona è necessario in ogni dove; vede bene e vede tutto.
Sventuratamente, la nostra eroina.... (Ah che mi sono scordato di dirvi il suo nome! Suo marito la chiamava Taliuccia; noi la chiameremo Natalia Pavlovna.) Natalía Pavlovna dunque non s’intendeva punto dei suoi interessi domestici, per la ragione che era stata educata, non già nella casa paterna, ma in una pensione nobile diretta da una emigrata francese, madama Falbalà.
Sta a sedere innanzi alla finestra; sul tavolino giace aperto il quarto volume d’un romanzo sentimentale intitolato: Amours d’Elisa et d’Armand ou La correspondance de deux familles; romanzo classico, antico, lungo, lungo, lungo, morale, decente e scevro di sottigliezze romantiche.
Natalia Pavlovna cominciò a leggerlo con attenzione; ma, frastornata dalla zuffa d’un becco con un cane, s’affacciò alla grata per mirar la giostra. I monelli di strada si smascellavan dalle risa; le tacchine dell’orto incalzavano, stridendo, un gallo fradicio; tre anatre sguazzavano in una pozzanghera; una vecchia attraversava il cortile fangoso per andare a stendere la biancheria nel chiuso; il cielo s’annuvolava; pareva che volesse nevicare.... tutto a un tratto s’udì in lontananza un tintinnío di sonagli.
Chi ha vissuto un pezzo in una villa isolata, sa per esperienza quanto il distante squillo dei sonagli esalta il cuore e la immaginazione. Forse sarà