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il prigioniero del caucaso. 11

chio, i costumi di quel popolo? Frattanto occulta in profondo silenzio l’agitazion del cuore, e non ne lascia trasparire il minimo segno sulla altera sua fronte. I fieri Circassi meravigliati del di lui contegno sdegnoso e audace, gli risparmiano le fatiche della servitù, superbi di possedere un tale schiavo.

II.

La conoscesti alfine, o vergine del Caucaso, la conoscesti l’ebbrezza dell’anima, l’estasi e la beatitudine dei sensi. Le tue luci divampano d’amore e di gioia. Quando il tuo protetto, nell’orror della notte, t’infiamma le guance con un muto bacio, tutta ansante di giubbilo e di brama, più non pensi che a lui solo, ed esclami: “O gentil prigioniero, rasserena lo sguardo ottenebrato; adagia il capo sul mio grembo, oblía la libertà e la patria. Son pronta a viver teco nel deserto, o arbitro del mio fato! Amami! Nessuno innanzi a te m’avea baciato gli occhi; niun Circasso dalle pupille nere s’accostò mai di notte alla mia coltrice: mi credono una fanciulla spietata e inesorabile. So che sorte mi attende: il padre e il fratello voglion vendermi a prezzo d’oro a un ricco cui aborrisco; ma supplicherò il padre e il fratello, e se non li piego.... troverò un pugnale o un veleno. Una forza irresistibile, soprannaturale, mi spinge verso di te; io t’amo, o gentil prigioniero, e l’anima mia è tutta tua....”

Il prigioniero fisa con simpatia, ma senza far motto, la appassionata giovinetta, e ascolta con un tetro presentimento quelle affettuose parole. L’immagine dei giorni andati gli si affaccia al pensiero, e