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220 | pultava. |
ignota, incomprensibile, potè indurti ad amare quel guerriero ruvido e perverso e a sacrificargli tutto? il suo crin canuto e inanellato, le sue profonde rughe, il suo occhio incavato e scintillante, i suoi ragionamenti artifiziosi fanno le tue delizie. Per lui abbandonasti i tuoi parenti; preferisti al tuo verginal letto fra le soglie paterne, il talamo scandaloso dell’avventuriere. Come potè quel vecchio affascinarti coi suoi sguardi foschi? Come potè incantarti coi suoi discorsi perfidi? Timida e riverente alzi su lui le tue luci accecate dall’amore; lo accarezzi con passione.... La tua infamia t’è cara; vanti il suo ingegno e la sua bellezza; ti ascrivi il tuo amore a virtù; e perdesti nella tua caduta persino la forza del pentimento.
Maria non teme la vergogna: non le cale della sua reputazione. Sfida i rimbrotti della gente, quando la altera cervice del vegliardo riposa sui ginocchi di lei; quando il prode con lei favellando dimentica le cure e le pene del comando, e palesa alla timida fanciulla i suoi secreti più tremendi. Essa non rimpiange i passati giorni d’innocenza e di quiete infantile; ma di tanto in tanto un pensiero tetro come una procella attraversa quell’anima serena; si raffigura il cordoglio del padre e della madre; li vede framezzo a un velo di lacrime, orbi e soli, nella loro infelice vecchiaia; le sembra di udire i loro lamenti e le rampogne... Oh! se essa sapesse ciò che già sa tutta l’Ucrania! Ma la funesta verità le è tuttora occulta.