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214 pultava.

tute, dormono nel profondo del suo petto, e vi si maturano in silenzio. Chi sa quello che egli stia tramando adesso? Più Mazeppa è cauto, furbo e malizioso, più si dimostra improvido negli atti, e semplice nella conversazione.

Oh, con che despotica autorità egli sa governare le menti! Con che destrezza sa attrarre a sè i cuori, scandagliarne le più intime latebre, e indovinarne i più arcani pensieri! Come sa nei conviti e nelle adunanze, compiere tutte le parti, assumere tutte le maschere! Loda i tempi passati coi vecchi venerandi, vanta la libertà coi riottosi, denigra i principi coi malcontenti, sparge lacrime cogli oppressi, discute gravemente cogli idioti. Pochi, forse, sanno quanto è feroce l’anima sua: egli non rifugge dal delitto per nuocere al nemico; dacchè vide la luce, non perdonò mai una ingiuria; estende le sue mire ambiziose oltre i termini vietati; per lui non v’ha cosa sacra; non serba memoria dei beneficii, non ama nessuno; è pronto a spargere il sangue come l’acqua; disprezza la libertà, e non conosce carità di patria. Da gran tempo ordisce in secreto un gran progetto, un disegno tremendo. Ma uno sguardo sagace ha scoperto le sue trame.

“No, audace scellerato!” esclama Cocciu-bei digrignando i denti; “no; non la vincerai. Io risparmierò la tua reggia, carcere di mia figlia; non morrai nelle fiamme d’un incendio; non cadrai sotto il brando dei Cosacchi. No, iniquo! perirai fralle mani del boia di Mosca! Perirai sul patibolo, in mezzo a mille torture, chiedendo invano perdono, maledicendo il giorno e l’ora in cui battezzasti Maria, e il