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210 | pultava. |
teme la corona nuziale, come altra teme le catene. Ricusa tutti i pretendenti.
L’etmanno stesso domanda Maria per sua sposa. È vecchio; è infiacchito dagli anni, dalle guerre, dalle cure, dalle fatiche; ma ha veduto Maria, e a quella vista gli si è rinvigorito il cuore, ed ha riamato.
Amore in un giovin cuore, presto arde e presto si smorza. Cresce e decresce, arriva e passa in un momento; ogni giorno cangia.
Nel cuore indurito d’un vegliardo, amore non trova adito così facile, nè esca così pronta; non si appicca così presto, ma quando s’è appiccato più non s’estingue; è un fuoco perenne, che non cessa se non colla vita.
Quel che odi, non è una damma che fugge veloce all’udire fremere le ali dell’aquila; è la giovinetta che spazia nel vestibolo del palazzo, e tutta ansante aspetta la sua sentenza.
La madre, fremente di sdegno, le viene incon tro, e stringendole la mano le dice:
“Vecchio senza pudore e senza onore! No; tanto che saremo al mondo, egli non otterrà il suo intento. Egli, che dovrebbe essere il protettore e l’amico di questa fanciulla che tenne al fonte del battesimo.... insensato sull’occaso della vita, vuole esserle sposo!”
Maria trema. Un pallore sepolcrale le invade il volto, e fredda e quasi estinta stramazza sul verone.
Tornò in sè un momento, poi richiuse nuovamente gli occhi, senza far parola. Il padre e la ma-