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I.
Cocciu-bei è ricco e illustre. Possiede immensi prati, nei quali errano, senza pastoie e senza guardie, i suoi armenti di cavalli. Possiede, intorno a Pultava, molte ville cinte di giardini; ha in quantità pellicce, raso, argento, in casa e sotto chiave. Ma non insuperbisce Cocciu-bei dei suoi chiomati corsieri, nė dei suoi dominii aviti, nè dell’oro che gli pagan in tributo le orde della Crimea; il vecchio Cocciu-bei si gloria della sua figlia vezzosa.
Io lo giuro in tutta Pultava non si trova una fanciulla da paragonarsi a Maria. Essa è fresca come un fior di primavera accarezzato dalli zeffiri sotto l’ombra dei boschetti. Essa è svelta come i pioppi che di Chief adornano i colli. I suoi moti ti rammentano le ondulazioni del cigno sulle acque, o li slanci del daino nelle selve. Il suo seno è candido come spuma; i suoi ricci neri s’affollano intorno alla sua fronte, come nuvolette intorno a un poggio; i suoi occhi son stelle serene; la sua bocca è una rosa nascente. Ma non per la sua sola bellezza, caduco fiore! vola di gente in gente la fama di Maria; tutti l’ammirano per la sua modestia, per il suo giudizio. Quindi è che dalla Ucrania e dalla Russia accorrono i signori a chieder la sua mano; ma la schiva Maria