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200 | eugenio anieghin |
tutti e vi procaccerebbe una scandalosa celebrità nei saloni del gran mondo!...
”Io piango.... Poichè non avete dimenticata la vostra Taziana, sappiate che in quanto lo comportano le mie forze, io preferisco i vostri pungenti sarcasmi, i vostri discorsi seri e indifferenti, a questa passione oltraggiosa, a queste lettere, a queste lacrime. Allora, avevate almeno compassione delle mie follie infantili, rispettavate la mia inesperienza... Ma adesso!... Che motivo vi conduce ai miei piedi! Oh piccolezza! Come mai potete fare il cuore e l’intelletto schiavi d’un affetto passeggero?
”Questa vita fastosa, opulenta, inorpellata, non mi tocca; li applausi, le lusinghe della gente, i miei palazzi, le mie riunioni brillanti, non mi dilettano. Io darei volentieri tutti quelli stracci, tutte quelle mascherate, tutto quel lustro, quel fracasso e quel fumo, per uno scaffale di libri, per un giardinetto inculto, per la nostra modesta villetta, per i luoghi ove vi scorsi la prima volta, Anieghin; sì, li darei per l’umile cimitero ove riposa la mia povera balia sotto l’ombra d’un salcio e d’una croce....
”E la felicità m’era sì facile e sì vicina!... Ma la mia sorte è ormai decisa. Forse fui imprudente; ma mia madre mi scongiurava piangendo..... ogni condizione era eguale per la misera Taziana.... io mi maritai....
”Convien che mi lasciate. Io ve ne prego. So che siete ancor capace d’un nobile sforzo, e d’una azione virtuosa... Io vi amo... perchè celarvelo? ma appartengo a un altro.... Gli sarò fedele fino alla morte!”