Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/236


eugenio anieghin 195

gere in voi una scintilla di affetto, ma non volli prestar fede agli occhi miei, non diedi libera carriera alla mia consueta smania, non volli rinunziare alla mia libertà.

”Una sola cosa ci ha disuniti.... Lenschi cadde misera vittima della sua suscettività.... Io mi divelsi da tutto ciò che m’era caro.... Straniero a tutti gli uomini, non amando più niente, io pensava che la libertà e la pace potessero supplire la felicità. Dio mio! Come io errava! Come sono punito!

”No: vedervi ad ogni istante; seguirvi in ogni luogo; cogliere alla sfuggita i vostri sorrisi, i vostri raggi, i vostri moti; udir la vostra voce, ammirare le vostre perfette doti; spasimar per voi nelle torture, agonizzare e spengersi.... questa è la felicità!

”Mi era offerta e l’ho respinta!... per voi, io vo vagando a caso nel mondo; per voi mi è cara la luce, mi è caro il tempo; per voi, consumo in molesta inazione gli anni largitimi dal fato che già da per loro erano assai tristi.... Io so che i miei momenti son contati; ma se deve la mia vita prolungarsi, se deve arrivare fino a domani, convien ch’io speri di vedervi nella giornata....

”Nelle mie preghiere, io temo d’incontrare il vostro truce sguardo, e d’udire le vostre rampogne. Se sapeste quanto è tormentosa la sete d’amore, come arde il petto e il sangue.... Se sapeste come è difficile placare la passione col ragionamento; come è crudele volervi abbracciar le ginocchia, e spargere piangendo a’ vostri piedi, le preci, le lacrime, tutto ciò che esprime il dolore e l’affetto, e frattanto dover imprigionare li sguardi e le parole in una ge-