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eugenio anieghin 181

disavvedutezza; il cuore non si muove nemmeno per burla e lo spirito si caria e si petrifica. Nè anche ciarlando di cose ridicole, sai trovare una parola arguta, o mondo elegante e frivolo!

I giovanotti sfaccendati mirano Taziana con affettazione, e parlano di essa fra loro poco favorevolmente. Un bell’ingegno stravagante la dichiara ideale, e piantandosi sulla soglia della porta si dispone a recitarle una elegia, quando passerà. Un certo B*** che l’aveva veduta dalla sua fastidiosa zia, s’asside allato alla fanciulla e cerca d’innamorarla coi suoi insulsi complimenti. Un venerando vecchio, vedendola favellare con B***, domandò chi era, e ricompose in onore di lei la sua arruffata parrucca.

Ma in quel tempio nel quale Melpomene furibonda alza la sua tremenda voce e sventola il suo mantello screziato di lustrini davanti a un pubblico di ghiaccio; colà dove Talia dolcemente sonnacchia nè ode che rari applausi da’ suoi ammiratori; colà ove la gioventù non bada se non a Terpsicore sola, il che si vedeva già a tempo vostro, si è veduto a tempo mio e si vedrà in ogni tempo; là nessuno fece attenzione a Taziana. Nè gli occhialini delle gelose dame, nè le jumelles degli intelligenti in materia di bellezza feminile, si fissarono sopra di lei dai palchi o dai posti distinti.

La menarono anche al Casino dei Nobili. Ivi calca orrenda, tumulto atroce, calore carbonizzante. Il mugghiar dell’orchestra, il fulgore delle lumiere, il ronzio dei gruppi di gente, il turbine delle coppie danzanti, il brillante emiciclo delle signore, il loro aereo abbigliamento, l’andirivieni continuo, — tutto