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152 eugenio anieghin


CAPITOLO SESTO.

Là sotto giorni nebulosi e brevi
Nasce una gente cui il morir non dole.

Petrarca.

Accortosi della disparizione di Lenschi, Anieghin, contento della sua vendetta, divenne pensoso e astratto. Olga, sbadigliando con lui, cerca Vladimiro e l’eterno cotillon le viene a noia. Ma questo finisce. Si va a cena. Si apprestano i letti. Tutta la casa, dal vestibolo sino alla soffitta, è trasformata in un dormitorio per gli ospiti. Tutti sentono il bisogno d’un placido sonno. Il solo Eugenio andò a riposare sotto il proprio letto.

Quiete generale. Il pingue Pustiacoff russa nel salotto colla sua pingue sposa. Gvosdin, Buianoff, Petuscoff e Flianoff, il quale soffre d’una piccola indisposizione, si sono coricati sopra le sedie della sala da pranzo, e Monsieur Triquet col suo giubbettino e un vecchio berretto da notte s’è sdraiato per terra. Le signorine occupano le camere di Olga e di Taziana. Ma questa infelice, puntellata a una finestra, per la quale rifulge la luna, sta spiando intorno l’oscura campagna.

La venuta insperata di Eugenio, l’insolita tenerezza dei suoi sguardi, il suo trattare strano verso di Olga, son tante spine che stimolano la curiosità di Taziana, tanti enimmi che confondono il suo intelletto. Le sembra che una mano di ghiaccio le prema il cuore; le sembra che sotto ai suoi passi si spalanchi