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eugenio anieghin | 147 |
di Panfilo Carlicoff, venne Monsieur Triquet, furfantello pur or giunto da Tamboff cogli occhiali e la perrucca rossa. Da vero francese galante, Triquet cavò di tasca un madrigale sull’aria favorita dei bambini: Rèveillez vous, belle endormie. Quel madrigale trovavasi fralle canzonette rancide d’un antico almanacco; Triquet, sagace scopritore, lo trasse dall’oblio, lo richiamò alla luce; ma prima ebbe l’accortezza di porvi belle Tatiana invece di belle Nina.
Venne il comandante della guarnigione del borgo, idolo delle ragazze aggrinzite e decrepite, trastullatore di tutte le madri del paese. Entrò esclamando: “Ah, che notizia, che notizia! Avremo la musica del reggimento! Me la manda il colonnello. Che piacere! balleremo.”
Le fanciulle saltano già dalla contentezza. In questo mentre si serve il desinare. I commensali vanno a tavola due a due tenendosi per mano. Le signorine si mettono presso a Taziana. I signori dirimpetto. Fanno il segno di croce, cianciano un poco e si pongono a sedere.
Per qualche tempo non pensano che a mangiare. Le mascelle macinano; i piatti, i bicchieri s’empiono e si vuotano sovente. Poco a poco s’annaspa una conversazione fra due o tre persone; ma nessuno vi bada; tutti schiamazzano, ridono, leticano. Di repente la porta si spalanca. Lenschi e Anieghin compariscono: “Ah finalmente!” esclama la padrona.
I convitati si ristringono fra loro; ciascheduno rimuove la posata e la seggiola per far loco; i due amici si accomodano. La padrona li ha collocati in