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146 | eugenio anieghin |
di Taziana. Egli la consola in ogni sua afflizione, e dorme ogni notte con lei.
Quel sogno la sgomenta. Non ne capisce il senso e lo cerca nel gran repertorio delle visioni notturne. Ma nell’indice finale per ordine alfabetico non trova altri vocaboli che abete, bosco, burrasca, neve, orto, oscurità, ponte, turbine, eccetera. Martino Zadeca non solve l’astruso enimma. Certo però si è che quel sogno presagisce una moltitudine di disgrazie. Per più giorni Taziana se ne accora e ne paventa.
Ma la rosea mano dell’aurora riconduce il bel giorno anniversario della sua festa. Sin dal mattino la casa Larin è piena di gente. I vicinanti vi si trasportano con tutta la loro famiglia in chibitca, in britsca, in slitta. Nelle anticamere, un tumulto, un bisbiglio confuso; nei salotti nuovi visi. Chi grida, chi ride; i cagnolini guaiscono, le signorine s’abbracciano; tutti si salutano; le balie s’arrabbiano; i bambini vagiscono.
Venne l’obeso Pustiacoff colla sua corpulenta moglie; venne Gvosdin, esimio economista, dovizioso padrone di miserrimi servi; vennero gli Scotinin, consorti canuti, con tutti i loro rampolli dall’età di due fino a quella di trenta anni; venne Petuscoff, damerino campagnolo; venne mio cugino Buianoff cosperso di calugine, con un caschetto militare noto a tutti;1 venne Flianoff consigliere fuor d’impiego, famoso attaccabrighe, vecchia volpe, pappalecco, angariatore e gran buffone. Colla famiglia
- ↑ Allusione ad una satira scritta da uno zio di Puschin e intitolata Il vicinante pericoloso. Il nome di questo personaggio ridicolo è appunto Buianoff e il poeta lo rappresenta come qui lo vediamo.