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eugenio anieghin | 141 |
fermava inorridita e non sapea che farsi. Ma in quello sbigottimento stesso trovava una secreta voluttà. Così ci fabbricò natura amante dei contrasti e degli estremi.
Ecco le ferie di Natale. Oh che gusto! Ognuno s’affanna a indovinare ciò che avverrà nell’anno novello. Fanno oroscopi i giovani spensierati che non si inquietano di niente, e davanti ai quali la vita si estende vasta, ridente come un ciel sereno. Leggono nel futuro cogli occhiali i vecchi che han perduto tutto senza scampo e che già toccano alla fossa. — Poco importa — la speranza tuttora li alletta colle stesse lusinghe di altre volte.
Taziana spia con occhio attento il cero che si attuffa nell’onda, e il cui aspetto tondo e liscio annunzia qualche caso strano.1 Diversi anelli escono in fila da un bacino pieno d’acqua e uno di essi salta fuori al suon di questo canto antico: «Si, tutti i contadini sono ricchi: scavano argento colla marra. Sia felice e illustre colui per chi cantiamo.»
Ma il suono, lugubre di questa frottola minaccia qualche danno. La fanciulla vorrebbe piuttosto sentire un altro ritornello. Taziana, per consiglio della balia, volle esorcizzare di notte.
L’aria è fredda; il cielo è chiaro. Il coro degli astri gravita nell’etere con tanto accordo e tanta quiete.... Taziana scende nel cortile in veste scoperta e presenta uno specchio ai raggi della luna.... Ma nessuna altra forma che quella s’imprime nel lucido miraglio.... Zitti!... la neve scricchiola.... passa uno....
- ↑ Pratiche superstiziose usate dal popol russo per conoscere il futuro.