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136 eugenio anieghin

Ma adesso l’effervescenza di quel petulante liquore offende la debolezza del mio stomaco e preferisco alla Sciampagna pazza il prudente Bordò. Coll’Ai1 io sto in fiera guerra. L’Ai somiglia a una ganza briosa, instabile, vana, e che ha mille grilli in testa. Ma tu, o Bordò, somigli ad un sincero amico, che ci riman fedele così nell’avversa come nella prospera fortuna; che ci segue in ogni luogo, sempre pronto a giovarci e a rallegrarci. Io bevo alla tua salute, o Bordò, nostro Acate e nostro Pilade!

Il fuoco si estingue. Il rosso carbone impolverato di cenere manda appena un cenno di fumo leggero, ed esala le sue ultime vampe. Il vapore delle pipe si fa strada per la cappa del camino. Un boccale rilucente bolle tuttora sul tavolino. La caligine notturna si spande sulla terra.... A quell’ora che si chiama fra cane e lupo mi diletta oltre modo il cicalio d’un amico e un bicchiere di buon vino.... il perchè poi nol so.

Adesso i due compagni discorrono col cuore in mano: “Che fanno i nostri vicinanti? Che fa Taziana? Che fa la tua graziosa Olga?”

“Mescimi ancora un mezzo bicchiere di quel néttare.... Così.... basta.... Tutta la famiglia sta bene, e ti saluta. Come divengon belle le spalle di Olga! Che busto! Che anima!... Andremo un giorno da loro; te ne saranno grati. Ci sei comparso di volo, due volte appena: non lasci loro più vedere la punta del tuo naso. Ma che scapato io sono!... Ti invitano a conversazione per sabato prossimo.”

“Me?”

  1. Vino d’Ungheria.