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di alessandro puschin | ix |
che la componevano erano francesi, il giovine Puschin fu, sin dai più teneri anni, imbevuto di idee francesi. In età di undici anni già conosceva tutti i classici di quella nazione, e incominciava a scrivere in quella lingua. Lo dilettavano specialmente le commedie di Molière, e s’ingegnava ad imitarle in piccole farse che egli rappresentava davanti a sua sorella, sopra un teatrino da lui fabbricato. Puschin era a un tempo stesso autore e attore; la sorellina faceva da pubblico. Una volta recitò uno scherzo intitolato L’escamoteur. Il pubblico fischiò. L’autore si consolò dettando contro sè stesso il seguente epigramma:
Dis-moi, pourquoi l’Escamoteur
Est-il sifflé par le parterre?
Hélas! c’est que le pauvre auteur
L’escamota de Molière.
Qui noteremo di passo, che anche l’illustre Goethe ebbe una educazione tutta francese, e che appena giunto all’età di nove anni scrisse una commediola francese che fu il suo primo saggio letterario. L’autore del Misogallo, Vittorio Alfieri, trovossi appresso a poco nelle stesse circostanze; e la lingua francese gli era sì familiare, che in essa abbozzava le sue tragedie prima di verseggiarle in italiano, come attestano i manoscritti suoi depositati nella Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Questa funesta predilezione per una lingua straniera, avrebbe forse privato la Russia di un gran poeta, se la fortuna non avesse posto argine al male, scegliendo per istrumento delle sue volontà una umile serva, la balia di Puschin nominata Irene Radionovna, la quale ridestò nel suo allievo l’amore del patrio idioma. Se egli gallicizzava il giorno con suo padre e coi maestri, la sera ridiveniva russo colla sua balia, che gli narrava in un linguaggio pittoresco, energico e leggiadro, mille istorie e tradizioni popolari, alcune delle quali egli, più tardi, trattò in verso.