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eugenio anieghin | 117 |
seno la stessa emozione di prima. Niente potrà guarirmi di tal difetto. I gallicismi mi son cari come i primi errori di mia gioventù, come i poemetti di Bagdanovis.1 Ma basta così. È tempo ch’io mi occupi della lettera di Taziana. Ho impegnato la mia parola, — eppure, eppure — sto in dubbio se la manterrò. So che le molli elegie di Parny2 non godon più la stima comune.
Cantor dell’allegria e della melancolia, o Baratinschi! Se tu fossi qua, ti farei una domanda indiscreta. Ti pregherei di tradurre in armoniosi metri la bizzarra prosa d’una fanciulla innamorata. Dove sei? Avánzati. Io ti cedo riverente ogni mia prerogativa. Ma divezzato dagli elogi, egli erra solo sotto il cielo finnico, e non ode il mio appello.
Lo scritto di Taziana è li innanzi a me. Io lo conservo come una reliquia; lo leggo con un secreto affanno e non so saziarmi di scorrerlo. Chi potè insegnare a Taziana quella eloquenza piena di venustȧ e di calore? Chi le ispirò quello stile grazioso e patetico, persuasivo e funesto? Non saprei indovinarlo. Ecco intanto una traduzione insufficiente e imperfetta, un fievole eco di quella musica del cuore; insomma il Freischuetz,3 cantato da una compagnia di principianti.
Lettera di Taziana a Anieghin.
«Io vi scrivo. Che posso io far di più? Che posso io dire di più? Ora, voi avete il diritto di dis-
- ↑ Poeta anacreontico.
- ↑ Poeta elegiaco francese.
- ↑ Freischuetz, è il capo lavoro del gran componista Maria Weber.