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114 | eugenio anieghin |
“Non sono ammalata, balia, no.... io.... sai, balia.... io sono.... innamorata....
“Dio ti guardi, figliuola mia!”
E borbottando una orazione, la buona vecchia colla sua mano grinzosa, benedì la giovinetta.
“Sono innamorata,” ripetė Taziana con veemenza.”
“Ma, carina, ti dico che stai male di salute.”
“Lasciami; io sono innamorata.”
Frattanto la luna rischiarava col tremolo barlume il pallido volto, i capelli snodati, le calde lagrime di Taziana, e insieme la vecchia canuta la quale stava a sedere vicino alla fanciulla sopra uno sgabello con un fazzoletto in capo e una fascetta indosso. La natura intera raccolta e silenziosa sembrava meditare ai raggi della luna. Taziana collo sguardo fisava quell’astro e col pensiero volava chi sa dove...... Le salta in testa una idea:
“Vattene,” grida alla balia, “lasciami sola. Dammi carta e calamaio; approssima il tavolino, fra poco mi ricoricherò.... Buona notte.”
Taziana è sola. Ogni cosa tace. La luna la illumina. Colla testa puntellata sul gomito, Taziana scrive. Eugenio le sta sempre presente. Trasfonde in una imprudente epistola tutto l’innocente amore che le ferve in petto. La lettera è bella lesta.... Taziana, per chi codesta lettera?
Ho conosciuto delle belle inaccessibili, fredde e pudiche come l’inverno, inesorabili, incorruttibili, incomprensibili. Io ammirava il loro orgoglio di moda, la loro naturale virtù, e confesso che le scansavo e fuggivo con orrore perchè parevami legger scritto