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la fontana di bakcisarai. | 71 |
dimora dei dominatori del mondo. Quelle stele funebri, cinte d’un turbante di sasso, pareva che mi dichiarassero apertamente i decreti del fato. Ove sono i Khan? Ov’è l’harem? Tutto tace all’intorno, tutto sparì, tutto cangiò. Ma poco a poco, un altro pensiero soggiogò il mio cuore: l’olezzo delle rose, il rombo delle fontane m’immerse in una involontaria meditazione, in mezzo a cui scorsi un’ombra di fanciulla che spaziava nel lucido azzurro....
Chi era quello spettro, amici miei? Dite, che imagine era quella che m’inseguiva nell’harem deserto, e ch’io non poteva respingere, nè evitare? Forse la casta anima di Maria, o l’anima iraconda e gelosa di Zarema? Sempre ho presente all’idea quell’occhiata tenera, e quelle forme ancora terrestri.
Adoratore delle Muse e della quiete, dimentico della gloria e dell’amore, io in breve vi rivedrò, o gaie spiagge del Salghir. Perlustrerò di nuovo le falde amene dei monti marittimi, e i flutti cerulei della Crimea rallegreranno ancora la mia vista. Regione incantata, delizia dei cuori! Colà tutto vive e sente: i colli, i boschi, le vigne onuste di rubini e di topazi, le valli ombrose e fresche, i ruscelletti garruli, fiancheggiati di pioppi.... tutto eccita l’ammirazione del viandante, il quale scorrendo a cavallo la strada in riva al mare, a piè dei poggi, vede, per un bel mattino d’estate, davanti a sè le onde verdeggianti dell’Eusino che lampeggiano al sole, e spumano e mugghiano intorno alle radici dell’Aiu-dagh....