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66 | la fontana di bakcisarai. |
par ch’ogni cosa si bei di mistero, di silenzio e d’amore!
Le donne dormono. Una sola veglia; respirando appena essa balza da letto; con mano frettolosa schiude la porta, e con passo snello s’inoltra nelle ombre della notte. Sopito in lieve e trepido oblio, il vecchio eunuco giace davanti alla soglia. Egli è inesorabile e astuto; il suo riposo non è che apparente.... essa passa leggera come spettro.
Titubante e sbigottita, arriva ad una porta, gira lentamente la maniglia della serratura; entra, guarda intorno, un secreto terrore s’insignorisce d’ogni suo sentimento. Scorge nella camera la fiammella dubbiosa d’una lucerna, un armadio fievolmente lumeggiato da quella lampada, una piccola imagine della Beata Vergine, e un crocifisso, simbolo sacrosanto di carità.... Questi oggetti destano nell’animo della Georgiana la grata rimembranza e il dolce eco dei giorni remoti. S’arresta innanzi al letto della bella Maria. Il colore d’un sonno giovenile inostra quelle guance ove rifulge un melancolico sorriso, sebben tuttora vi appaiano i vestigi di lacrime recenti. Così talvolta il riflesso della luna imbrillanta un fiore affogato dalla pioggia. E Zarema, curva presso all’infelice, sembrava un angelo dell’Eden, sceso in terra a consolare la misera prigioniera del serraglio. Il di lei cuore si stringe angosciosamente; i di lei ginocchi si piegano a suo malgrado; essa prega: “Abbi pietà di me; non respingere i voti miei....”
Quelle parole, quella agitazione, quelli aneliti, risvegliano la principessa. Vede con timore la giovi-