La povertade ne atterrì, costretti
Gli amari spregi a sopportar, le chiuse
Battaglie in petto del livor; nè un campo
Solo rimase agli orfani o capanna,
Ma faticando si traea la vita. —
Grave ne vien la negra sorte; oblio
Le paüre, i dolor, la coscïenza
Caccia e a un lieto avvenir ne son compagni
Solo il pugnale e la secreta notte. —
« O giovanile ardor! o gioventude!
Era lieta la vita allor che, morte
Fieri spregiando, partivam la preda.
Come un debile raggio in cielo uscia
Della luna, le fosche ime caverne
Lasciando, al bosco si foggia, feroci
Meditando pensier; là dietro al tronco
D’arbore antica per la tarda via
S’attende il ricco israëlita o il povero
Sacerdote. — Nel verno per la sorda
Notte, apprestando i rapidi destrieri,
Fra il zufolar e le liete canzoni,
Come un dardo si vola per il lungo
Mar delle nevi. E chi di noi non trema?