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canto decimonono. 73

142 Tu m’hai pur fatte tutte le vergogne:
     Io mi credevo ben tu fussi tristo,
     E ladro, e ghiotto, e padre di menzogne,
     Ma non tanto però, quant’io n’ho visto:
     Tu nascesti tra mitere e tra gogne,
     Come tra ’l bue e l’asin nacque Cristo.
     Margutte gli rispose: E tra’ capresti,
     E tra le scope; tu non t’apponesti.

143 Io credevo, Morgante, tu ’l sapessi,
     Ch’io abbi tutti i peccati mortali:
     Il primo dì, perchè mi conoscessi,
     Tel dissi pure a letter di speziali:
     Puo’ mi tu altro appor, ch’io ti dicessi?
     Questi son peccatuzzi veniali:
     Lascia ch’io vegga da fare un bel tratto
     In qualche modo, e chiarirotti affatto.

144 Morgante finalmente convenia
     Che in riso e ’n giuoco s’arrechi ogni cosa,
     E vanno seguitando la lor via:
     Erano un dì per una selva ombrosa,
     E perchè pure il cammino increscía,
     A una fonte Morgante si posa;
     Margutte, ch’avea ancor ben pieno il sacco,
     S’addormentò come affannato e stracco.

145 Morgante, come lo vede a giacere,
     Gli stivaletti di gamba gli trasse,
     Ed appiattògli, per aver piacere,
     Un po’ discosto, quando e’ si destasse.
     Margutte russa, e colui sta a vedere,
     Poi lo destava, perch’e’ s’adirasse.
     Margutte si rizzò, come e’ fu desto,
     E degli usatti s’accorgeva presto.

146 E disse: Tu se’ pur, Morgante, strano:
     Io veggo che tu m’hai tolti gli usatti,
     E fusti sempre mai sconcio e villano.
     Disse Morgante: Apponti ov’io gli ho piatti,
     E’ son qui intorno poco di lontano;
     Questo è per mille oltraggi tu m’hai fatti.
     Margutte guata, e non gli ritrovava,
     E cerca pure, e seco borbottava.