37 Disse Morgante: Amendue siam giganti,
Da te a me vantaggio veggo poco:
Noi andiam pel mondo cavalieri erranti,
Per amor combattendo in ogni loco:
Questa fanciulla che m’è qui davanti,
Intendo liberar da questo gioco:
Dunque veggiam chi sia di miglior razza;
Io proverrò il battaglio, e tu la mazza.
38 Non ebbe pazienza a ciò Sperante:
Riprese meglio il drago per la coda
Ed una gran dragata diè a Morgante,
E disse: Gaglioffaccio pien di broda,
Tu sarai ben, come dicesti, errante,
Se tu credi acquistar qua fama o loda:
Rechian per preda i serpenti e lioni;
Ed or paura arem di due ghiottoni?
39 Tu ci minacci, ribaldon villano:
Degli altri ci hanno ancor lasciato l’ossa.
Gridò Morgante con un mugghio strano,
Quando e’ sentì del drago la percossa,
E presto al viso si pose la mano,
Chè l’una e l’altra gota aveva rossa;
Gittò il battaglio, tanta ira l’abbaglia,
E con gran furia addosso a quel si scaglia.
40 Ed abbracciârsi questi compagnoni,
Com’i lion s’abbraccian co’ serpenti,
Guastandosi co’ morsi e cogli unghioni:
Morgante il naso gli strappò co’ denti,
Poi fece degli orecchi due bocconi,
Dicendo: Tu non meriti altrimenti.
Beltramo addosso a Margutte si getta,
E col baston le costure gli assetta.
41 Non domandar se le trovava tutte,
O se le piana me’ che ’l farsettaio;
Tocca e ritocca, e forbotta Margutte,
E spesso il volge come un arcolaio:
Tanto ch’alfin gli avanzavan le frutte,
E faceval sudar di bel gennaio:
Saltato avria per fuggir ogni sbarra,
Pur s’arrostava colla scimitarra.