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52 il morgante maggiore.

37 Disse Morgante: Amendue siam giganti,
     Da te a me vantaggio veggo poco:
     Noi andiam pel mondo cavalieri erranti,
     Per amor combattendo in ogni loco:
     Questa fanciulla che m’è qui davanti,
     Intendo liberar da questo gioco:
     Dunque veggiam chi sia di miglior razza;
     Io proverrò il battaglio, e tu la mazza.

38 Non ebbe pazienza a ciò Sperante:
     Riprese meglio il drago per la coda
     Ed una gran dragata diè a Morgante,
     E disse: Gaglioffaccio pien di broda,
     Tu sarai ben, come dicesti, errante,
     Se tu credi acquistar qua fama o loda:
     Rechian per preda i serpenti e lioni;
     Ed or paura arem di due ghiottoni?

39 Tu ci minacci, ribaldon villano:
     Degli altri ci hanno ancor lasciato l’ossa.
     Gridò Morgante con un mugghio strano,
     Quando e’ sentì del drago la percossa,
     E presto al viso si pose la mano,
     Chè l’una e l’altra gota aveva rossa;
     Gittò il battaglio, tanta ira l’abbaglia,
     E con gran furia addosso a quel si scaglia.

40 Ed abbracciârsi questi compagnoni,
     Com’i lion s’abbraccian co’ serpenti,
     Guastandosi co’ morsi e cogli unghioni:
     Morgante il naso gli strappò co’ denti,
     Poi fece degli orecchi due bocconi,
     Dicendo: Tu non meriti altrimenti.
     Beltramo addosso a Margutte si getta,
     E col baston le costure gli assetta.

41 Non domandar se le trovava tutte,
     O se le piana me’ che ’l farsettaio;
     Tocca e ritocca, e forbotta Margutte,
     E spesso il volge come un arcolaio:
     Tanto ch’alfin gli avanzavan le frutte,
     E faceval sudar di bel gennaio:
     Saltato avria per fuggir ogni sbarra,
     Pur s’arrostava colla scimitarra.