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404 il morgante maggiore.

col danno e colle beffe di cosa sperata e non conseguita, che i Latini dicevano: lupus hiat.

171. a un brocco. A un punto, a uno scopo medesimo.

175. Marsia. Il quale fu scorticato per avere avuta la presunzione di superare col suo flauto la cetra d’Apollo.

225. a randa a randa. Per l’appunto, appena appena.

227. E come fe’ec. Cioè, e come fecero Vespasiano e Tito del popolo ebreo.

245. tosette. Fanciullette; da tosa voce lombarda.

247. zuccher di tre cotte. Zucchero di tre cotte, o di più cotte, significa zucchero raffinato, e migliore.

230 scalpitate. Calpestate. — Jocasta. Giocasta madre e moglie di Edipo, la quale avvedutasi del suo incestuoso connubio si uccise. Omero la chiamò Epicaste.

231. Corebo. Promesso sposo di Cassandra, la quale mentre egli voleva tor delle mani di Aiace, che la trascinava per i capelli, fu da Diomede, o da Neoptolemo, o da Peneleo ucciso. Vedi Eneide, Lib. II.

263. Biante. Savio della Grecia, ostentatore di povertà.

270. Curzio. Che si gittò nella voragine, apertasi nel Fòro, per salute del popolo romano.




CANTO VENTESIMOTTAVO.




ARGOMENTO.

     Or qui finiscon le dolenti note:
Gano sopra d’un carro è attanagliato;
Il popolo lo infama e lo percuote,
E dàgli il viva allor ch’egli è squartato.
Turpin dal sacco suo l’anima scuote.
Di gir pel mondo Rinaldo è incapato,
Scrive in fine il cantor d’opre di Carlo,
Acciò che dell’oblio non v’entri il tarlo.


1 L’ultima grazia, o mio Signor benigno,
     Perchè il fin mostra d’ogni cosa il tutto,
     Non mi negar, chè ancor si mostra arcigno
     Innanzi al tempo non maturo il frutto:
     Fa’ ch’io paia alla morte un bianco cigno
     Che dolce canta in su l’estremo lutto,
     Tanto ch’io ponga in terra il mortal velo
     Di Carlo in pace, e l’anima a te in cielo.