237 Era la Spagna in parte battezzata;
E inteso di Marsilio i tradimenti,
E così tutti i Mori di Granata,
Molti signor ne furon malcontenti,
E Siragozza è quasi abbandonata:
Marsilio v’avea drento poche genti,
Chè in Roncisvalle rimase eran morte,
Tanto che Carlo s’accostò alle porte.
238 Re Bianciardin, che la novella sente,
Disse a Marsilio: E’ fia Rinaldo questo.
Ma non potevon creder per niente
Che Carlo fussi venuto sì presto,
Ed avessi condotta tanta gente:
E quel che più diventerà molesto,
Che non sapean di Balugante il caso,
Che pel cammino indrieto era rimaso.
239 Atteson tutti a rafforzar le mura;
Rinaldo a una porta appiccò il foco:
Or questo fece alla terra paura,
Tanto che drento entrorno a poco a poco.
Era la notte nebulosa oscura:
Pensa, lettor, come egli andava il giuoco:
E vento, e pioggia, e tempesta, e furore,
E tutto il popol levato al romore.
240 Il fuoco era appiccato in molte strade,
E ’l vento certe fiamme in alto leva,
E qualche tetto alle volte giù cade,
E le moschee ed ogni cosa ardeva;
E luccicar si vedea tante spade,
Che Siragozza un inferno pareva:
Marsilione non sapea che farsi,
E certo i suoi partiti erano scarsi;
241 E quando e’ sente gridar Francia, Francia,
E Carlo, Carlo; gli parve che il core
Gli passassi un coltello, anzi una lancia,
Tanto ne prese nel petto terrore;
Perchè e’ cognobbe in su ’n una bilancia
Aver la vita, e lo stato, e l’onore;
E Bianciardin, tanto mascagna volpe,
A questa volta purgar le sue colpe.