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36 il morgante maggiore.

174 Ma serra l’uscio ben dove tu dormi,
     Ch’io non ti dessi qualche sergozzone;
     Se tu sentissi per disgrazia sciormi,
     E che per casa andassi a processione,
     Non uscir fuor. Rispose presto il Dormi,
     E disse: Io mi starò sodo al macchione;41
     Così voglio avvisar la mia brigata,
     Che non toccassin qualche tentennata.

175 Le fune e ’l burro a Margutte giù reca,
     E disse a’ servi di questo costume,
     Ch’ognun si guardi dalla fossa cieca,
     E non isbuchi ignun fuor delle piume:
     Odi ribaldo! odi malizia greca!
     Così soletto si restò col lume,
     E fece vista di legarsi stretto,
     Tanto che ’l Dormi se n’andò a letto.

176 Com'e’ sentì russar ch’ognun dormiva,
     E’ cominciò per casa a far fardello;
     Alla cassetta de’ danar ne giva,
     Ed ogni cosa pose in sul cammello:
     E come un uscio o qualche cosa apriva,
     Ugneva con quel burro il chiavistello;
     E come egli ebbe fuor la vettovaglia,
     Appiccò il fuoco in un monte di paglia.

177 E poi n’andava al pagliaio a Morgante:
     Non dormir più, dicea, dormito ha' assai;
     Non di’ tu che volevi ire in Levante?
     Io sono ito e tornato, e tu il vedrai:
     Non istiam qui, dà in terra delle piante,
     Se non che presto il fummo sentirai.
     Disse Morgante: Che diavolo è questo?
     Tu hai pur fatto, per Dio, netto e presto.

178 Poi s’avviava, ch’aveva timore,
     Perchè quivi era un gran borgo di case,
     Che non si lievi la gente a romore.
     Dicea Margutte: Di ciò che rimase
     All’oste, un birro non are’ rossore,
     Ch’io non istò a far mai le staia rase;
     Ma sempre in ogni parte dov’io fui,
     Sono stato cortese dell’altrui.