174 Ma serra l’uscio ben dove tu dormi,
Ch’io non ti dessi qualche sergozzone;
Se tu sentissi per disgrazia sciormi,
E che per casa andassi a processione,
Non uscir fuor. Rispose presto il Dormi,
E disse: Io mi starò sodo al macchione;41
Così voglio avvisar la mia brigata,
Che non toccassin qualche tentennata.
175 Le fune e ’l burro a Margutte giù reca,
E disse a’ servi di questo costume,
Ch’ognun si guardi dalla fossa cieca,
E non isbuchi ignun fuor delle piume:
Odi ribaldo! odi malizia greca!
Così soletto si restò col lume,
E fece vista di legarsi stretto,
Tanto che ’l Dormi se n’andò a letto.
176 Com'e’ sentì russar ch’ognun dormiva,
E’ cominciò per casa a far fardello;
Alla cassetta de’ danar ne giva,
Ed ogni cosa pose in sul cammello:
E come un uscio o qualche cosa apriva,
Ugneva con quel burro il chiavistello;
E come egli ebbe fuor la vettovaglia,
Appiccò il fuoco in un monte di paglia.
177 E poi n’andava al pagliaio a Morgante:
Non dormir più, dicea, dormito ha' assai;
Non di’ tu che volevi ire in Levante?
Io sono ito e tornato, e tu il vedrai:
Non istiam qui, dà in terra delle piante,
Se non che presto il fummo sentirai.
Disse Morgante: Che diavolo è questo?
Tu hai pur fatto, per Dio, netto e presto.
178 Poi s’avviava, ch’aveva timore,
Perchè quivi era un gran borgo di case,
Che non si lievi la gente a romore.
Dicea Margutte: Di ciò che rimase
All’oste, un birro non are’ rossore,
Ch’io non istò a far mai le staia rase;
Ma sempre in ogni parte dov’io fui,
Sono stato cortese dell’altrui.