177 E cavalcando d’uno in altro monte,
Ecco Terigi doloroso e mesto,
Che ne venía diguazzando la fronte;
Ma come Carlo ha cognosciuto questo,
Subito disse: O mio famoso Conte,
La sua loquela mi fa manifesto,
Ch’annunziar quel vien trista novella;
Perchè e’ pareva un uom di carta in sella.
178 Giunto Terigi, a Carlo inginocchiossi,
E disse: O signor mio, tarde venisti;
Sappi ch’Orlando è morto, e più non puossi,
E tutti i tuoi baron miseri e tristi.
Carlo sentendol, con le man graffiossi.
Disse Terigi: Se tu avessi visti
Gli angeli, i quali il portorno su in cielo,
Non che graffiar, non torceresti un pelo.
179 Sappi ch’e’ chiese la morte lui stesso,
E nel morir tanta contrizione,
Che dal ciel Gabriel, quel santo messo,
Venne, e rispose alla sua orazione;
Ed ogni cosa sentivam dappresso,
Chè tutti stavam quivi ginocchione:
Pensi ciascun quanto parea soave
Veder quell’angel che per noi disse Ave.
180 Rinaldo era venuto infin d’Egitto,
E Ricciardetto, e fatto hanno oggi cose,
Che il re Marsilio si fuggì sconfitto:
Tu vedrai le tue gente dolorose,
Per Roncisvalle, ognun nel sangue fitto,
Chè son tutte le rive sanguinose:
Non è niun ch’a veder non lacrimassi;
E piangon l’erbe ancor, le piante, e’ sassi.
181 Io vidi Astolfo morto e Sansonetto,
Che ti sare’ paruto oggi gagliardo,
Tanto che Orlando per questo dispetto
Cacciò per terra a furia ogni stendardo;
E Berlinghier fu morto il poveretto,
Anselmo tuo e ’l valente Egibardo,
Gualtier d’Amulione, Avolio, Avino;
Non v’è, di tre, campato un Angiolino.