129 Brusbacca v’era, e il re Margheritonne,
E Mattafirro un feroce Pagano,
Che non si fe’ più strazio d’Ateonne,
Quanto costui farà d’ogni Cristiano;
E non si lasci indrieto Sirionne,
Che porta un bastonaccio sconcio in mano:
Questi eran tutti sotto una bandiera
Di Bianciardin nella seconda schiera.
130 E nella terza schiera vien davante
Sotto l’insegna dello Dio Macone,
Grandonio, l’Arcaliffa e Balugante
In compagnia del re Marsilione,
E Zambuger, che ancora è piccol fante,
E vuol trovarsi al marziale agone,
E molti gran baron là della Spagna,
Tanto che molto è questa schiera magna.
131 E’ si vedeva in manco d’un baleno
Tante lance abbassate, ch’e’ parea
Ch’e’ tremi sotto a’ cavalli il terreno,
Tanta gente in un tratto si movea:
Taccia chi scrisse Canni o Transimeno,
Chè Marte, credo, paura n’avea,
E Giuppiterre alla ròcca sua cresca
A questa volta più d’una bertesca.
132 Orlando disse: Con Marsilione
Lasciate a me la battaglia, perch’io
Lo tratterò come il suo Falserone,
E pagherà de’ suoi peccati il fio;
Chè non crede il ribaldo anche in Macone,
E spergiurato ha nel cielo ogni Iddio,
Come vero marran malvagio e fello.
E tutta volta va cercando quello.
133 Baldovin, che di Gano era figliuolo,
Nella battaglia è con la spada entrato,
E transcorreva a suo modo lo stuolo
De’ Saracin, ch’ognun s’era allargato,
Tanto che spesso si ritrova solo:
Della qual cosa e’ s’è maravigliato,
E non sapeva interpetrare il testo,
Chè sua prodezza non dovea far questo.