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330 il morgante maggiore.

79 Or lasciam così il campo insieme stretto:
     Non vogliam noi che ne venga Rinaldo
     Alla battaglia col suo Ricciardetto?
     Che ne venía con un desio sì caldo,
     Ch’a ogni passo ha domandato e detto
     Quel che faceva Marsilio ribaldo:
     Ed Astarotte ogni cosa dicea,
     Chè la battaglia tuttavia vedea.

80 E Ricciardetto si consuma e rode,
     Quando sentia la battaglia rinforza,
     E d’Ulivieri e d’Orlando alte lode,
     E come il campo de’ Pagan va ad orza;6
     E benchè pur dall’un canto ne gode,
     Pargli mill’anni mostrar la sua forza,
     E ritrovarsi nel mezzo alle busse,
     E gittò l’erba che dette Milusse.

81 E come presso a Roncisvalle sono
     Calati giù da’ monti Pirenei,
     Onde e’ s’udia della battaglia il tuono,
     Del suon dell’arme e degli spessi omei,
     Dicea Rinaldo: Io credo che sia buono
     (Dico così quel ch’io per me farei)
     Che s’assaltassi il campo saracino
     In mezzo, dove è quaggiù Bianciardino.

82 Disse Astarotte: Bianciardino è quello
     Che attorno va con quella sopravvesta;
     Noi ce n’andremo or io e Farferello
     Tra le campane, e soneremo a festa,
     Quando vedrem che tu farai macello:
     E Squarciaferro ti si manifesta
     (Rogatus rogo, intendi quel ch’io dico)
     Che in ogni modo vuole esser tuo amico.

83 Non creder, nello inferno anche fra noi
     Gentilezza non sia: sai che si dice
     Che in qualche modo, un proverbio fra voi,
     Serba ogni pianta della sua radice,
     Benchè sia tralignato il frutto poi;
     Or non parliam quim del tempo felice:
     Quivi è Marsilio, e qua combatte Orlando;
     Valete in pace: a te mi raccomando.