209 Ma perch’io so che tu farai macello
In Roncisvalle, volentier ti porto,
E così Ricciardetto Farferello:
Ch’io vedrò certo molto popol morto,
E correrà di sangue ogni ruscello;
Chè sai ch’egli è de’ miseri conforto,
Di veder come lor qualche altro afflitto:
Però ti traggo volentier d’Egitto.
210 Venne Milusse, e portò l’erba seco,
E dettela a Rinaldo in un sacchetto,
E disse: Dagli Antipodi l’arreco.
Disse Astarotte: Dálla a Ricciardetto.
Rinaldo guarda, e rimase al fin cieco,
E disse: Il vero, Astarotte, m’hai detto;
Pertanto andianne. E saltò in su Baiardo,
Che questa volta gli parrà gagliardo.
211 Quando Baiardo il diavolo sentiva,
Perch’altra volta di questi alloggioe,
Intese ben come la cosa giva,
E come un drago a soffiar comincioe;
E così l’altro cavallo annitriva,
E raspa e salta, e ’l cammin suo piglioe
Con tanta furia, e così Astarotte,
Che l’uno e l’altro non sente di gotte.
212 Lasciate le piramide, accadea
Di Miride passar la gran palude;
Per che Astarotte a Rinaldo dicea:
Che vuoi ch’io facci? e Rinaldo conclude:
Parmi tu salti; e così si facea:
Ma Ricciardetto pur gli occhi si chiude,
Per non veder quanto il caval vadi alto;
Tant’è che questa si spaccia in un salto.
213 Poi cavalcando, e già per Libia entrato,
Trovato ha il fiume, ovver palude o lago
Il qual Triton da Tritonia è chiamato;
E poi più oltre, lasciata Cartago,
A destra il fiume Bagrade ha trovato,
Dove uccise il serpente Attilio o ’l drago,
Onde e’ si dice ancor tante novelle,
E come a Roma quel mandò la pelle.