184 Poi finse insino a Carlo dovere ire,
Con certi scaltrimenti suo’ malvagi,
E seppe al re Marsilio riuscire,
Per altra via tornato come i Magi,
E d’Orlando e del campo a referire,
Ch’alloggiato era con assai disagi;
Di guardie, ascolte, e d’ogni cosa narra,
Che non vi si vedea solo una sbarra.
185 Fece Marsilio una bella orazione
La notte a tutti, dove e’ fecion alto,
E cominciò: Laudato sia Macone:
Chè sempre quello invoco, onoro, esalto;
E’ convien pur ch’io dica la cagione,
Prima noi siam co’ Cristiani all’assalto,
Per quel ch’io v’ho condotti in questo loco;
E vorrei molto dir, ma il tempo è poco.
186 Ognun sa quanto tempo combattuto
Io ho con Carlo Magno e co’ Cristiani,
Tanto che vecchio son fatto e canuto,
E quanto sangue sparto è de’ Pagani,
E non ho con Orlando mai potuto
Essere un tratto in su’ campi alle mani,
Ch’io sarei forse fuor d’un lungo affanno
Che s’apparecchia o con salute o danno.
187 Tre volte m’ha la Spagna ribellata,
Come sapete, e parte d’Aragona;
Appena Siragozza m’è restata;
Ed or pensava mettersi corona
Di tutti i nostri regni e di Granata,
E in Roncisvalle si truova in persona:
E Macon credo che dal ciel lo mandi,
E che la fede sua ci raccomandi.
188 Io mandai Bianciardin, poi Falserone
In Francia a Carlo, a domandargli pace,
Poi ch’io vidi la mia distruzione;
Ma so che al nostro Dio questo non piace;
E la risposta fu per Ganellone,
Come sapete, superba ed audace,
Che non volea che torni al Paganesimo
La Spagna, o sbattezzar chi avea battesimo.