14 E scrisse al re Marsilio, che veniva
Imbasciatore il signor di Maganza,
Che porterà la palma con l’uliva,
Che l’onorassi più sù che l’usanza;
Che forse i suoi pensier verranno a riva,
E insino a qui n’avea buona speranza,
Se si mettessi diligenzia a questo:
Ch’a bocca poi gli chioserebbe il testo.
15 Quando Marsilio intese come Gano
Era mandato, come falsa rozza,
Per onorarlo ogni signor pagano
E tutta la sua corte insieme accozza:
Intant: trapassando un colle, un piano,
S’appressa Ganellone a Siragozza;
Sì che Marsilio si partì in persona,
E ognuno seguitava la corona.
16 Quindici miglia fuor della cittate
Venne Marsilio incontro a Ganellone,
Con tutte le sue gente ammaestrate,
Che giunti, ognuno smonti dell’arcione;
E molte ceremonie ebbe ordinate,
Ed acconciossi in bocca Cicerone,
E scese in terra, come appresso è giunto;
Ma Ganellon sapea la soia appunto.
17 E disse: Che vuoi tu, Marsilio, fare?
Non debbe al servo far per certo questo
Il mio signor che mi dee comandare:
E dismontato della sella, presto
Si volle al re Marsilio inginocchiare,
Se non ch’e’ disse: E’ non sarebbe onesto,
Sendo mandato dal tuo imperatore.
Ed abbracciârsi con sincero amore.
18 Tutti i baroni in terra inginocchiati
Ganellone abbraccioron con gran festa;
E poi ch’e’ furon tutti rimontati,
Si trasse il re Marsilio una sua vesta
Dove eran certi falcon ricamati,
E misse al conte Gano indosso questa
Con le sue man con gran magnificenzia,
Per dimostrar maggior benivolenzia.