164 Io non vo’ ragionar d’Antea per ora,
Il fin gli mostrerà quel ch’ella ha fatto,
E piangeranne Babillona ancora,
Chè certo il suo consiglio fu di matto:
Ognun che nasce, sai convien che mora;
E se ’l suo padre fu morto e disfatto,
Come tu di’, dal ciel venne sua morte;
E non si dolga Antea di Buiaforte.
165 Di Ferraù so che m’increbbe tanto,
Ch’ancor sì come tu ne son dolente;
Ma io ti so ben confortar di tanto,
Che l’anima sua in ciel visibilmente
Fu portata dagli Angel con gran canto;
E come e’ si morì com’uom valente:
Or non tocchiam più là, dove e’ ci duole;
Sia fatto infin ciò che Marsilio vuole.
166 Tu te n’andrai con Gano a riposare,
Ed altra volta insieme parleremo:
Parmi tempo il consiglio licenziare,
E so che in un parer ci accorderemo.
E fecelo da tutti accompagnare.
O Carlo, a questa volta, o Carlo, io temo
Che al rimedio del mal tarde venisti,
Perchè tu ovem lupo commisisti.
167 Orlando e tutti i baron son d’intorno
A Falseron, ch’era uom molto stimato,
Ed al palazzo di Gan lo menorno:
E Carlo per la man l’ha accompagnato;
E giostre e feste si fece ogni giorno,
Acciò che quel se n’andassi onorato,
Chè così piacque a ciascun d’onorarlo,
Perchè e’ vedessi la gloria di Carlo.
168 Or se qui Ganellon nel lardo nuota,
E ’l zucchero trabocca alla caldaia,
Per discrezion, lettore, intendi e nota;
E se parea nel letto una ghiandaia:
Egli avea rossa ancor tutta la gota;
Ma il can, quando e’ vuol morder, non abbaia:
Sicchè e’ non parla di questo il ribaldo,
Ma frappava altre cose di Rinaldo.