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240 il morgante maggiore.

154 E non bisogna replicare adesso
     La Spagna:, chè Marsilio dice e crede
     Che ciò che Carlo gli avessi promesso
     Nella selva Ida, osserverà la fede;
     E perchè intenda, in ordin s’era messo
     Centomila a caval con molti a piede
     Per dar soccorso a tua degna corona,
     Poi che venne il furor di Babillona.

155 Ma perchè il re Marsilio intanto intese
     Come egli era venuto Sansonetto
     Inverso Spagna, e il possente Danese,
     Astolfo e Berlinghier quasi a diletto,
     Per discrezione ognun di noi comprese,
     E’ basta solo Orlando a tutti a petto:
     E vo’ che questo si resti fra noi,
     Antea mal consigliata fu da’ suoi.

156 Credo tu sappi come Buiaforte,
     Figliuol del Veglio già della montagna,
     A Siragozza è con Marsilio in corte,
     E molto in verità d’Antea si lagna:
     Chè, se il suo padre al Soldan diè la morte,
     L’uccise con la lancia alla campagna,
     Come dato era dall’eterne rote,
     E non ci ha colpa lui, nè il tuo nipote.

157 Or lasciam questo; se tu intendi, Carlo,
     Come vero e magnalmo imperatore,
     Voler Marsilio come e’ t’ama amarlo,
     La prima pace fa’ che sia nel core;
     E se vi fussi restato alcun tarlo,
     Ognun con carità lo sbuchi fore;
     E ciò ch’io dico è del suo petto propio,
     Chè le parole formate qui copio.

158 Arebbe Bianciardino, ogn’altro, ch’io,
     Saputo meglio orar che Falserone;
     Ma ciò ch’io t’ho narrato, sallo Dio
     Che tutto è stato con affezione:
     E sai ch’io ci ho perduto il figliuol mio,
     Quantunque e’ non morì come un poltrone,
     Ma con la spada rinchiuso in sul ponte,
     Sì ch’io perdono ogni mia ingiuria al Conte.