Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/233

230 il morgante maggiore.

104 Ora ècci un punto qui che mi bisogna
     Allegar forse il verso del Poeta:
     sempre a quel ver, c’ha faccia di menzogna,
     È più senno tener la lingua cheta,
     Che spesso sanza colpa fa vergogna:
     Ma s’io non ho gabbato il bel pianeta,
     Come Cassandra già, non è dovuto
     Che il ver per certo non mi sia creduto.

105 Io veggo tuttavia questi giganti
     Con gli occhi della mente, e so ch’io ho scritto
     Appunto i loro effetti e i lor sembianti,
     Sì ch’io non parlo simulato o fitto:
     Venga chi vuol con sue ragioni avanti,
     Ch’io lo farò poi al fin contento e zitto;
     E dirà: Ciò che l’autor qui scrisse,
     Par che sia tratto dell’Apocalisse.

106 Chi mi dicessi: Or qui rispondi un poco;
     Se Malagigi avea questa arte intera,
     Potea pur far, come il boschetto, il foco
     E strugger que’ giganti come cera.
     Nota che l’arte ha modo e tempo e loco;
     Che se l’opinion qui fussi vera,
     Sare’ troppo felice un negromante,
     Anzi signor dal Ponente al Levante.

107 Ma quello Dio che impera a tutti i regi,
     Ha dato termine, ordine e misura;
     E non si può passar più là che i fregi,
     Però che ad ogni cosa egli ebbe cura;
     E fatture, e auruspi e sortilegi
     Non posson far quel che non può Natura;
     E le immagin più oltre son di ghiaccio,
     Perchè e’ fe la potenzia nel suo braccio.

108 E se Paulo già vide arcana Dei,
     Fu per grazia concesso a qualche fine,
     Acciò che quel potessi i Farisei
     Confonder con le sue sante dottrine;
     Ma gli spirti infernal, malvagi e rei,
     Privati son delle virtù divine:
     Ma perchè pur molti segreti sanno,
     Per virtù natural gran cose fanno.