104 Ora ècci un punto qui che mi bisogna
Allegar forse il verso del Poeta:
sempre a quel ver, c’ha faccia di menzogna,
È più senno tener la lingua cheta,
Che spesso sanza colpa fa vergogna:
Ma s’io non ho gabbato il bel pianeta,
Come Cassandra già, non è dovuto
Che il ver per certo non mi sia creduto.
105 Io veggo tuttavia questi giganti
Con gli occhi della mente, e so ch’io ho scritto
Appunto i loro effetti e i lor sembianti,
Sì ch’io non parlo simulato o fitto:
Venga chi vuol con sue ragioni avanti,
Ch’io lo farò poi al fin contento e zitto;
E dirà: Ciò che l’autor qui scrisse,
Par che sia tratto dell’Apocalisse.
106 Chi mi dicessi: Or qui rispondi un poco;
Se Malagigi avea questa arte intera,
Potea pur far, come il boschetto, il foco
E strugger que’ giganti come cera.
Nota che l’arte ha modo e tempo e loco;
Che se l’opinion qui fussi vera,
Sare’ troppo felice un negromante,
Anzi signor dal Ponente al Levante.
107 Ma quello Dio che impera a tutti i regi,
Ha dato termine, ordine e misura;
E non si può passar più là che i fregi,
Però che ad ogni cosa egli ebbe cura;
E fatture, e auruspi e sortilegi
Non posson far quel che non può Natura;
E le immagin più oltre son di ghiaccio,
Perchè e’ fe la potenzia nel suo braccio.
108 E se Paulo già vide arcana Dei,
Fu per grazia concesso a qualche fine,
Acciò che quel potessi i Farisei
Confonder con le sue sante dottrine;
Ma gli spirti infernal, malvagi e rei,
Privati son delle virtù divine:
Ma perchè pur molti segreti sanno,
Per virtù natural gran cose fanno.