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192 il morgante maggiore.

249 Dove sono i mariti e’ fratei vostri,
     I padri e’ figli e’ servi e l’altre genti?
     Ed ella: Or che bisogna io ve gli mostri?
     Vedetegli lassù, così dolenti;
     Vedete gli mariti, e’ fratei nostri
     E’ padri, e’ figli, e’ servi, e poi i parenti:
     Quivi staranno morti in sempiterno,
     E’ gl’impiccò quel diavol dello inferno.

250 Non domandate, chè non è possibile,
     Quanto e’ sia mala bestia Fuligatto;
     Pure a dir Fuligatto è cosa orribile,
     Non si potrebbe dir quel ch’egli ha fatto:
     E s’io il dicessi, e’ non sare’ credibile,
     Tanto è che questo paese ha disfatto;
     Prese la terra, e fe’ impiccare a’ merli
     Tutti color che potè vivi averli.

251 Io vidi qui pigliargli un giovinetto,
     Che nol potre’ mai più rifar natura,
     E con sua mano il cuor trargli del petto,
     Poi lo fece impiccar sopra le mura:
     Vedete il mio marito poveretto,
     Ch’a riguardarlo mi mette paura:
     Qui vidi il sangue alzar di sopra al ciglio,
     Tanto che ’l fiume diventò vermiglio.

252 Quand’io ripenso a tanta crudeltate,
     De’ pianti, de’ lamenti, e delle strida,
     Le donne e le fanciulle scapigliate
     Percuotersi e graffiarsi con gran grida,
     E chi per terra morte e strascinate;
     E’ par che ’l cuor pel mezzo si divida:
     Era cosa crudele e paurosa
     Veder tutta la terra sanguinosa.

253 Mentre così la donzella dicea,
     Giunsono in piazza, ov’era un uom armato,
     Ch’era di bronzo, ma vivo parea,
     Sopra un caval ch’è tutto covertato,
     Ed una lancia in su la coscia avea.
     Rinaldo chi sia questo ha domandato.
     Disse la dama: La scrittura il dice,
     Questa città per lui fu già felice: