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184 il morgante maggiore.

209 E seppe tanto ben ciaramellare,
     Che Carlo gli perdona, e così Orlando;
     Con questo che Rinaldo perdonare
     Gli voglia, e che ne debba andar cercando
     Tanto ch’a lui si possi appresentare.
     Poi l’Arpalista veniva narrando,
     Come è prigion di Rinaldo mandato
     Al conte Orlando, e ciò che gli è incontrato.

210 E mostrò a tutti il caso della mano,
     Che gran compassion ne venía loro;
     E ritornossi di subito a Gano.
     Ganellon venne, e innanzi al concistoro,
     S’inginocchiò piangendo a Carlo Mano;
     E disse: Io troverrò, s’anzi non moro,
     Rinaldo, e purgherò gli sdegni e l’onte:
     Così tu, Carlo, mi perdoni, e ’l Conte.

211 S’io dovessi cercar per tutto il mondo,
     Io troverrò dove che sia Rinaldo:
     Così fu liberato, e netto e mondo.
     Calavrion, inteso e ’l patto e ’l saldo,
     Diceva a Carlo Man: Nulla rispondo;
     Ma te gastigherò, monco ribaldo,
     Che detto hai qua la tua santa parola,
     Chè si vorre’ impiccarti per la gola!

212 Venuto son da Parigi volando,
     Con tanta gente, e con tanto furore,
     Lasciato ogni mio sdegno con Orlando,
     Per trovarmi a punir quel traditore,
     Chè ne venivo al ciel le mani alzando:
     Piglia del campo, Pagan peccatore,
     Ischiavo, ragazzon, prigione e monco,
     Ch’io vo’ che l’altro braccio anco sia cionco.

213 L’Arpalista una lancia, ch’avea, abbassa:
     Or guarda se Fortuna lavoroe!
     Ognun col suo cavallo oltre trapassa,
     Ognun l’un l’altro allo scudo trovoe;
     Ognuno il petto l’uno all’altro passa,
     Ognun giù della sella rovinoe;
     Ognun di questi moriva a un tratto,
     Chè mai si vide un colpo così fatto.