174 Gridò Rinaldo: Omè, Baiardo mio,
E’ sare’ meglio esser con quelle dame,
Che con questo Pagan crudele e rio,
Che così scardassato t’ha lo stame;
Io ti vendicherò, pel nostro Iddio.
Baiardo il ciuffò presto con le squame;
Rinaldo un colpo gli diè in su la testa,
Che gliel partì pel mezzo appunto a sesta.
175 Dunque convien che l’Arpalista sbuchi:
Venne coperto d’arme, e poi di seta
La sopravvesta, che par che riluchi
Come il Sol fra le stelle e la cometa:
Rinaldo, quando vide tanti bruchi,
Disse: Costui persona par discreta,
Recata ha questa per sua cortesia,
Ch’al mio padron della nave la dia.
176 Poi disse all’Arpalista: Io son venuto,
Per purgarti d’ogni opra tua cattiva,
Che sempre se’ di tirannia vivuto,
O s’alcun legno si rompe alla riva
Per tutti questi mar, detto m’è suto:
Ch’io me n’andavo ove si posa Uliva;
Ma volsi in questa parte il mio cammino,
Per gastigar sì ingiusto Saracino.
177 Chè so ch’ella fia opera famosa,
E piacerà a Macon nel ciel per certo.
Il Saracino, ascoltato ogni cosa,
Disse: Ribaldo, io t’ho troppo sofferto,
Chè d’impiccarti più tosto pietosa
Sarebbe opera suta, e giusto merto,
Come si fa a’ tuo’ par corsar, che vanno
Facendo prede, e ruberie, e danno.
178 Disse Rinaldo: Io non fu’ mai pirato.
E dette presto al caval degli sproni:
E l’uno e l’altro si fu discostato,
E tornârsi a ferir con due stangoni,
Chè l’Arpalista un’abete ha recato,
Dicendo: Questa svegliar fa i poltroni;
Con essa n’ho già desti più d’un paio,
E tu sarai per questo dì il sezzaio.