169 E Ricciardetto e Guicciardo dileggia:
Io non pensai che voi fornissi mai
Di spacciar quattro femine; e motteggia.
Alardo disse: Provato non hai;
Non si conosce ogni volta l’acceggia
Al becco lungo, non so se tu il sai:
Tu non sai ben com’elle s’aiutavano:
Co’ colpi in aria, per Dio, ci levavano.
170 Elle son tutte ammaestrate al giuoco,
E bisognò molta acqua si versasse,
Prima che fussi spento questo fuoco;
Basta che netto ciascun si ritrasse:
Tu porteresti, stu provassi un poco,
Le lance alle bandiere poi più basse:
Una di lor ti parrebbe bastante,
Non ch’aversi a provar con tutte quante.
171 Ma l’Arpalista, inteso tutto il fatto,
Un suo cugino Archilesse là manda;
E disse, come e’ giunse questo matto:
Appollin vi sconfonda d’ogni banda!
E con Guicciardo si sfidò di tratto.
Guicciardo al suo Gesù si raccomanda,
E bisognava, chè non priega invano:
Ch’erano in monte, e ritrovossi al piano.
172 Ed Archilesse nel portava via,
E come il lupo al bosco la dà all’erta,
Rinaldo, come lo vide, dicia:
Aspetta, chè la guardia s’è scoperta;
E finalmente Archilesse giugnia,
E minacciò di dargli con Frusberta:
Donde il Pagan: Tu mi fai torto, grida;
Lasciò Guicciardo, e con lui si disfida.
173 Abbassaron le lance, e furon rotte,
E con le spade a ferirsi tornaro,
Dandosi insieme di villane botte;
Il Saracin, non veggendo riparo,
Volle Baiardo guarir delle gotte:
Déttegli un colpo, che gli parve amaro;
Che s’egli avessi preso meglio il collo,
Credo che forse non dava più crollo.