107 Rinaldo quel gran sir da Montalbano,
Di questo è nato, e quel famoso Orlando
Di cui fa tanta stima Carlo Mano,
Ch’altro pel mondo non si va parlando;
E lungo tempo n’ho cercato invano
Di questi due baroni, e vo cercando;
E tanto in ogni parte cercheroe,
Che innanzi la mia morte io gli vedroe.
108 E se ci fussi ignun di loro stato,
Quando tu mi gittasti del cavallo,
So che m’arebbon di te vendicato.
Orlando non poteva più ascoltallo,
Per tenerezza è tutto travagliato;
E tutti cominciavono abbracciallo;
Perchè ’l Pagan veggendosi abbracciare,
Quel che ciò fussi gliel parea sognare;
109 E disse: In cortesia, ditemi tosto,
Per che cagion sia tanto abbracciamento.
Orlando innanzi a tutti gli ha risposto:
O Aldinghier, quanto son io contento!
In quanta pace ogni mio affanno è posto!
Quanta dolcezza drento al petto sento!
Ecco color di chi tu vai cercando:
Questo è Rinaldo nostro, io sono Orlando;
110 E questo è Ulivier nostro parente;
Quest’altro è Ricciardetto tuo cugino.
Quando Aldinghier queste parole sente,
Dicea fra sè: qual grazia o qual destino,
D’aver costor trovati qui, consente?
Abbraccia Orlando degno paladino,
Ed Ulivier, Rinaldo e Ricciardetto,
E per letizia fuor salta del letto.
111 Comincia a ragionar di Carlo Mano,
E del Danese quanto sia gagliardo,
Chè lo conobbe, quando era Pagano:
Comincia a ragionar del suo Gherardo,
E dice: Io intendo al tutto esser Cristiano,
E rinnegar Macon nostro bugiardo:
E in Francia bella con voi vo’ venire,
E così sempre vivere e morire.