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102 il morgante maggiore.

97 Rinaldo si sfidò col giovinetto
     Che ’l Veglio aveva morto, a mano a mano,
     Con tanto sdegno e con tanto dispetto,
     Che giurò d’ammazzar questo Pagano:
     Ruppon le lance l’uno all’altro al petto,
     Poi s’affrontorno con la spada in mano;
     E tutto il popol ragunato s’era,
     A veder la battaglia acerba e fiera.

98 Il Saracino era molto gagliardo,
     E sopra l’elmo percosse Rinaldo,
     Tal che in sul collo cadde di Baiardo
     E con fatica si sostenne saldo.
     Orlando, quando al colpo ebbe riguardo,
     Sudò più volte, e non gli facea caldo:
     Rinaldo si rizzò pur finalmente,
     E bestemmiava il Ciel divotamente.

99 E trasse con tanta ira allor Frusberta,
     Che, se non che ’l Pagan lo scudo alzava
     Quando vide la spada andare all’erta,
     E conobbe il furor che la portava,
     Rinaldo gli are’ allor la testa aperta:
     Trovò lo scudo e netto lo tagliava;
     L’elmo sonò come una cemmamella,
     E come morto uscì fuor della sella.

100 E gran romor tra’ Saracin si leva.
     Rinaldo, poi che gli passò il furore,
     Di questo giovinetto gl’incresceva,
     Perchè e’ conobbe in lui molto valore,
     E che quel fussi morto si credeva;
     Subito salta fuor del corridore:
     Lo ’mperador gridò: Non gli far torto,
     Non lo toccare: e’ basta ch’egli è morto.

101 Disse Rinaldo: Per lo Dio Macone,
     Ch’assai m’incresce costui morto sia,
     Chè mai non monterà forse in arcione
     Un uom sì degno in tutta Pagania:
     Io vo’ cercar per la sua salvazione
     Qualche rimedio, s’alcun ce ne fia:
     Ed abbracciollo, ch’era in terra steso,
     Poi nel portava all’osteria di peso.