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356 il morgante maggiore.

34 Poi che furono entrati in un gran bosco,
     In mezzo a quel trovorno un gran burrone
     Diserto, oscuro, e tenebroso, e fosco:
     Disse il Pagan: Qui sta quel can ghiottone
     In quel palagio che vedi; io il cognosco
     Insin di qua, ch’io 'l veggo a un balcone.
     E mostrò quello a Rinaldo, che stava
     Alla finestra, e pel bosco guardava.

35 Come e’ vide apparir Rinaldo, forte
     Gridò da quel balcon: Che gente è questa?
     Ch’andate voi cercando qua la morte?
     Venne alla porta con molta tempesta.
     Disse Rinaldo: A te sanza altre scorte
     Venuti siam per l’oscura foresta,
     E vengo a dare a te quel che ha’ tu detto,
     Per onta e disonor di Macometto.

36 So che tu se’ del gran Soldan nimico,
     E son venuto qui per vendicallo
     Di ciò che fatto gli hai pel tempo antico,
     Chè contro a lui commesso hai più d’un fallo.
     Rispose il Veglio: Io fui sempre suo amico
     Per ogni tempo, e tutto il mondo sallo;
     E perchè cavalier mi par da bene,
     Vo’ che tu intenda onde tal cosa viene.

37 Questo Soldan, già sendo addormentato,
     Una mattina in vision vedea,
     Che sendo sopra il suo cavallo armato,
     Una montagna addosso gli cadea;
     Ed ha per questo sogno interpetrato,
     Ch’io sia quel desso, e già ci mandò Antea
     A combatter con meco, e finalmente
     Della battaglia si partì perdente.

38 Questo sospetto fa che mi persegua,
     E cerchi quanto e’ può tormi la vita,
     Sanza voler con meco accordo o triegua:
     Ma se questa sentenzia è stabilita
     In ciel, se innanzi a me non si dilegua,
     Convien che finalmente sia esaudita;
     Or se tu se’ venuto qua a sfidarmi,
     Aspetta tanto ch’io prenda mie armi.