49 Non ti vergogni tu, donna sì degna
Volerne via portar, can peccatore,
Che in tutte quelle parte ove il Sol regna,
Non è donzella degna di più onore?
Nè vo’ che ’l suo cader tuo pregio tegna,
Chè fu difetto del suo corridore.
Disse il gigante: Per Macon, ch’io sono
Contento, e per prigione a te la dono.
50 Orlando disse: Tu mi pari or saggio,
Che quel che non puoi vender vuoi don farne.
Se tu vedessi costei nel visaggio,
Diresti: Cibo non è da beccarne
Un uom sì rozzo, rustico e selvaggio;
Ch’io so che’ denti tuoi non son da starne.
Allor Copardo addosso a quel si getta,
Per far della sorella sua vendetta.
51 E l’uno e l’altro una lancia pigliava,
E di concordia insieme si sfidaro;
Ma alfin Copardo in terra si trovava,
E restò prigionier sanza riparo:
Perchè Corante a Orlando parlava:
Che costui sia prigion tu intendi chiaro.
Così, per non opporsi alla ragione,
Copardo n’andò preso al padiglione.
52 Disse il gigante: Ed anco la donzella
È mia prigion, ma non la vo’ contendere,
Però ch’io la gittai pur della sella,
E s’io volessi, io te la farei rendere;
Chè tu dicesti, ch’io ti donai quella
Per questo ch’io non la potevo vendere.
Orlando disse: Sia come si vuole,
Con l’arme arai costei, non con parole.
53 Disse il gigante: Disfidato sia,
Da poi che tu m’hai tolto la mia preda,
Poi mi minacci, e dimmi villania
E credi per viltà te la conceda;
Io t’ho donato per mia cortesia
Questa donzella, e par che tu nol creda.
Orlando al suo caval la briglia volse,
Ed una arcata o più del campo tolse.