39 Orlando volle in prigion ritornarsi,
E rende Durlindana e l’armadura,
E sta con Chiariella a ragionarsi.
Or ritorniamo al campo alla pianura:
Corante l’altro giorno fece armarsi,
Dicendo: Io intendo provar mia ventura;
Ed accostossi alle mura alla terra,
E mandò a dir che cercava di guerra.
40 Aveva cinquecento scelti quello
De’ miglior ch’egli avessi nel suo campo;
Era montato in su ’n un suo morello
Nato d’alfana, e menava gran vampo,
Chiamando l’Amostante tristo e fello,
Dicendo: Contro me non arai scampo,
Nè triegua, o pace, o patti, nè concordia,
Ch’uom non se’ degno di misericordia.
41 Erano usciti già certi Pagani
Della città col gigante alla mischia,
Ma tutti gli straziava come cani;
A qual le spalle, a chi il capo cincischia,5
Colpi menando sì aspri e villani,
Che per paura nessun più s’arrischia
A dieci braccia accostarsi alla mazza;
E bisognava, con sì fatta razza.
42 Chiariella sentì che ’l Saracino
A molti il capo ha schiacciato com'uova,
E fa fuggire il suo popol meschino;
Subito Orlando alla prigion ritruova,
E dice: A questa volta, paladino,
Aiutami, poi ch’altro non mi giova;
Sappi ch’egli è comparito un gigante,
Ch’ammazza ognun che se gli para avante.
43 A te ricorro come mio refugio,
Che non mi lasci in questi casi stremi;
E’ debbe avere un poco il cervel bugio,6
Ch’ognun minaccia, e ’l ciel non par che temi;
E’ ti convien soccorrer sanza indugio,
Chè tutto il popol nostro par che tremi,
E per paura ognun tornato è drento,
Chè del bastone hanno avuto spavento.