28 Rinaldo, poi che liberati ci hai
Da Macon, da Vergante, e dallo ’nferno,
Non pensi tu che noi siam tutti omai
Sempre tuo’ servi e schiavi in sempiterno?
Ciò che domandi, a tuo piacere arai,
Ed ora e sempre, vivendo in eterno:
Faccisi tosto come vuoi la ’mpresa,
Chè di tal caso a tutti assai ne pesa.
29 Rinaldo ringraziava tutti quanti,
E poi per tutti i paesi mandava
Subitamente messaggieri e fanti,
E molta gente tosto s’ordinava;
Vennono a corte a Rinaldo davanti.
In men d’un mese vi si raccozzava
Novantamila cavalieri armati,
E tutti in guerra ben disciplinati.
30 E poi vi venne due giganti fieri,
Con diecimila armati in sull’arcione,
In punto ben di ciò che fa mestieri,
Che rinnegato avien tutti Macone,
E servivon Rinaldo volentieri
L’uno e l’altro gigante o torrione;
De’ quali aveva l’un nome Corante,
E l’altro s’appellava Liorgante.
31 Costui, che molto amò già il suo signore,
Poi che vide Rinaldo che l’ha morto,
Non potè far non si turbassi il core,
E disse con Balante: E’ morì a torto;
E perchè io fui suo amico e servidore,
Malvolentier quest’oltraggio comporto,
Nè posso far ch’io non ne pigli sdegno:
Per la mia nuova fe’ con voi non vegno.
32 Disse Rinaldo: E’ sarà forse il vero,
Che meco non verrai, come tu hai detto,
E morto resterai, gigante fiero,
Chè tu non credi in Cristo o in Macometto.
Era il gigante superbo e leggiero,
E disse: S’io ti piglio pel ciuffetto,
Io ti farò sentir ch’io son gigante,
E forse vendicato fia Vergante.