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274 il morgante maggiore.

43 Marsilio era uom generoso e discreto;
     Molto gentil rispose, come saggio:
     Io non son ragazzin d’andarti drieto.
     S’io lo togliessi, io farei troppo oltraggio,
     Però che ’l tuo valor non m’è segreto,
     Ch’io n’ho veduto a questa volta il saggio:
     E ’l sogno è ver, ch’acquistato ho il destriere,
     Poi che mel dai; ma non sognai cadere.

44 E vo’, Rinaldo, una grazia mi faccia,
     Che venga meco a starti a Siragozza
     Co’ tuoi compagni; e ciò non ti dispiaccia,
     Benchè a te nostra terra parrà sozza:
     Nè creder ch’a Parigi si confaccia,
     Dove ogni gentilezza si raccozza;
     Pur qualche giorno ti darò diletto
     Quant’io potrò, per lo Dio Macometto.

45 Rinaldo disse: Tanta cortesia
     Per nessun modo, re, confonder voglio;
     Ma s’io t’ho fatto al campo villania,
     Di questo quanto posso or me ne doglio,
     E dicone mia colpa o mia pazzia,
     Chè così far per certo mai non soglio:
     Non ti conobbi allor pel mio Gesue.
     Disse il pagan: Di ciò non parlar piue.

46 Non ti bisogna di ciò scusa prendere,
     Usanza è di mostrar la sua prodezza,
     E sempre non si può di pari offendere;
     Bench’io cadessi per la tua fierezza,
     Io ne volevo in ogni modo scendere.
     Rinaldo rise di tal gentilezza,
     E disse: La risposta tua significa
     Quanto la tua corona è in sè magnifica.

47 Rimontò a caval Marsilio allora.
     Così Rinaldo, perchè n’era sceso,
     Come colui ch’e’ suoi maggiori onora:
     Marsilio per la man poi l’ebbe preso,
     Ed Ulivier volea pigliare ancora;
     Ma Ulivier s’è scusato e difeso;
     E poi che i convenevoli fatti hanno,
     Inverso Siragozza se ne vanno.